Linee guida per il linguaggio inclusivo rispetto al genere
- Fiori d'Acciaio
- 20 feb
- Tempo di lettura: 7 min

Nel periodo degli ultimi cinque anni, attraverso obiettivi politici ed azioni mirate al loro conseguimento, l’Unione Europea si è fatta portavoce e promotrice di una strategia per la parità di genere ponendo come obiettivo per il 2025 il “conseguimento di una società in cui donne e uomini abbiano pari opportunità di crescita e partecipazione”.
È in questa cornice che si inserisce un recente progetto promosso dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) che sul finire del 2024 pubblica le “Linee guida per il linguaggio inclusivo rispetto al genere”, un piccolo vademecum utile alla promozione di una cultura lavorativa inclusiva.
Sottolineando la natura mutevole e trasformativa del linguaggio, gli autori (di Tullio et al., 2024) presentano le linee guida come un “suggerimento” per l’utilizzo di un linguaggio inclusivo, attento alle differenze e un punto di partenza per iniziare a “sciogliere alcuni dubbi sull’uso del genere grammaticale femminile” (ibidem).
Le nuove linee guida si presentano come uno strumento pratico da consultare in caso di necessità e, allo stesso tempo, il prodotto di una riflessione che si articola a partire dal linguaggio; in particolare, l’attenzione è posta sull’uso che ne facciamo e come esso influenza profondamente il modo in cui contribuiamo alla creazione della nostra società.
Le grandi trasformazioni che, a partire dal secolo scorso, hanno attraversato i ruoli di genere hanno portato all’ingresso delle donne in contesti di vita e lavorativi allora considerati inaccessibili e unicamente rappresentate dal genere maschile. Questa nuova struttura, che il mondo sta cercando di abbracciare, non ha ancora trovato il suo rispecchiamento e corrispettivo nelle parole, parlate o scritte che siano. L’attuale uso che facciamo della nostra lingua non riesce a restituire questo cambio di paradigma, rimanendo ancorato ad una modalità che delinea un mondo in cui le donne, nelle parole, non trovano ancora una rappresentazione.
La lingua è un dispositivo vivo e mutevole ed il cambiamento è possibile proprio quando è la comunità linguistica ad adottare un nuovo registro modificarne l’uso. È importante ricordare, insieme agli autori, la doppia valenza che assume la lingua in quanto: “da un lato contribuisce a costruire e rafforzare gli stereotipi culturali, dall’altro condiziona la realtà e può diventare un potente motore di cambiamento” (ibidem).
Rispetto ai dubbi che normalmente si incontrano nel dover utilizzare parole declinate in modi nuovi e poco familiari (che per tale ragione possono risultare cacofonici), gli autori ricordano che adottare un linguaggio inclusivo non comporta la trasfigurazione delle regole della grammatica italiana. Al contrario, ci invitano ad aprirci a nuovi modi di pensare e nominare le cose rimanendo sempre all’interno della griglia delle regole grammaticali e a dirigere la nostra attenzione sugli stereotipi e i pregiudizi che agiscono implicitamente nella scelta delle parole e delle desinenze.
La “dissimmetria” che caratterizza la nostra lingua (pensiamo all’uso del maschile sovraesteso) non ha la sua origine nell’impalcatura del sistema linguistico, ma negli stereotipi e nella discriminazione di genere che caratterizzano in modo strutturale la nostra società, il nostro modo di pensare e quindi anche di parlare.
È per questa ragione che è necessario partire dal linguaggio, dallo sviluppo individuale e collettivo di una metacompetenza linguistica, ovvero dall’acquisizione di una maggiore consapevolezza della duplice influenza che intercorre tra linguaggio e realtà.
Aprire una riflessione sul linguaggio significa cercare di ricongiungere la realtà che viviamo con quella che possiamo immaginare e pensare di voler costruire; è l’uso quotidiano che facciamo delle parole a renderle potenti motori di cambiamento.
Solo quando avremo superato i nostri limiti grammaticali potremo riconoscere che non è la lingua ad essere intrinsecamente sessista, ma è il modo in cui viene tutt'oggi a generare silenzio e discriminazione.
Per orientarci con più chiarezza e flessibilità tra pregiudizi di genere e possibili forzature grammaticali ripercorriamo brevemente le indicazioni contenute nel lavoro del CNR rispetto ad un uso inclusivo del linguaggio verbale. Percorreremo poi spunti utili e interessanti rispetto ad un uso inclusivo del linguaggio visivo, dove i pregiudizi culturali prendono forma nel potente canale comunicativo delle immagini.
Linee guida per il linguaggio verbale
Il linguaggio è uno strumento di comunicazione straordinariamente potente, in grado di rappresentare ed esprimere la realtà. Tuttavia, non si limita a descriverla: il linguaggio contribuisce anche a costruirla e a modificarla, influenzando profondamente il modo in cui percepiamo il mondo che ci circonda.
Ogni scelta espressiva, che si tratti di parole, postura o espressioni facciali, non solo veicola un messaggio, ma ridefinisce e attribuisce nuovi significati alla realtà. Per questo motivo, il linguaggio non è un sistema fisso e immutabile, bensì un'entità dinamica che si trasforma, evolve e può favorire il cambiamento sociale.
Purtroppo, il linguaggio corrente riflette e perpetua molti stereotipi di genere radicati nella società contemporanea, rafforzando discriminazioni e disuguaglianze. Per contrastare tali effetti, è essenziale riconoscere e rivedere le espressioni che veicolano discriminazione, adottando termini e formulazioni più inclusive.

Per quello che concerne la sfera del linguaggio verbale sono molte le espressioni o i termini che veicolano un messaggio di disparità di genere, in questo gioca un ruolo anche la mancanza di consapevolezza e conoscenza su come accordare e declinare al femminile alcuni termini prevalentemente usati al maschile.
Per quanto riguarda l’aspetto grammaticale, un cambiamento potrebbe essere quello di declinare articoli, aggettivi e sostantivi che si riferiscono ad una persona di genere femminile usando la concordanza al femminile aggiungendo le desinenze correttamente. Ad esempio, scrivendo “la Dott.ssa Bianchi, ministra” invece di usare “ministro” e quindi accordando al femminile invece di sovra-estendere la forma maschile in modo ingiustificato. Alcuni sostantivi hanno una forma invariabile, in quei casi è bene declinare al femminile le altre parti del discorso come articoli e aggettivi.
Un'altra modalità linguistica usata frequentemente ma poco inclusiva è quella di usare il maschile come neutro quando ci si riferisce ad un gruppo eterogeneo di persone. Si tratta di una modalità di parlare fortemente radicata nella cultura attuale, tanto da essere usata la maggior parte delle volte in modo automatico e inconsapevole, è importante riflettere invece sul contenuto stereotipato che veicola.
Per contrastare questo effetto si possono usare diverse strategie linguistiche come quella dello sdoppiamento che consiste nel ripetere la forma declinandola sia al maschile che al femminile in forma estesa (i candidati e le candidate) o in forma contratta (i/le candidati/e).
Altre strategie possono essere quelle di usare termini neutri che non prevedono declinazione di genere (persona), usare pronomi relativi indefiniti (chi/coloro che); usare forme impersonali o capovolgere la frase in forma passiva (“la domanda dovrà essere presentata entro…”, invece di “il candidato dovrà presentare la domanda...”).
Queste strategie sono utili per diminuire e puntare ad eliminare le disparità di genere cercando di rappresentare in modo equo entrambe le parti; tuttavia, queste modalità rientrano in un’ottica di binarismo di genere che non riflette più a pieno la fluidità della società attuale. Attualmente, infatti, vi è un aumento delle persone non-binary, ovvero persone la cui identità di genere non ricade nelle categorie tipicamente adottate dalla cultura (donna/uomo).
Per includere queste persone e diminuire la discriminazione a livello linguistico si è pensato di adottare strategie come l’uso dell’asterisco o della schwa al posto dell’ultima vocale delle parole, in modo tale da rappresentare a livello linguistico la varietà e fluidità delle identità di genere. Tuttavia, l’uso di questi simboli è sconsigliato in documenti istituzionali in quanto alcuni sistemi di lettura automatica non ne consentono la decodifica e lettura.

Sebbene queste linee guida possano fare la differenza nel combattere gli stereotipi di genere, contrastando le discriminazioni, numerose restano le sfide dell’inclusione a livello linguistico da affrontare e su cui interrogarsi.
Linee guida per il linguaggio visivo
Le immagini sono uno degli strumenti più potenti ed efficaci per comunicare, poiché catturano rapidamente l'attenzione e facilitano la comprensione dei messaggi. Con la digitalizzazione, il loro ruolo è cresciuto enormemente, diventando essenziali per la visibilità di un’organizzazione. Tuttavia, le immagini possono anche perpetuare stereotipi e discriminazioni, rappresentando certi gruppi in modo distorto o marginale. Per evitare ciò, è fondamentale che il linguaggio visivo rispetti le differenze di genere, etnia, abilità ed età, offrendo una rappresentazione equilibrata e inclusiva. Questo significa mostrare una varietà di persone in ruoli diversi, senza ridurre nessuno ad un semplice simbolo di diversità (fenomen

Le immagini, se usate consapevolmente, possono contribuire a superare gli stereotipi e a promuovere una cultura più inclusiva, rispecchiando la pluralità e la complessità della realtà sociale. Le organizzazioni hanno il potere di usare le immagini come strumenti di cambiamento, creando una visione visiva che riflette la diversità senza rinforzare disuguaglianze. Quando si rappresenta un gruppo o una collettività, è fondamentale garantire una rappresentatività equilibrata dei generi. Non è necessario che il numero di donne e uomini sia esattamente pari in ogni immagine o grafica, ma la presenza femminile deve essere visibile e costante, evitando che venga trattata come un'eccezione o una presenza sporadica.
In contesti in cui il genere non è rilevante, la scelta di icone o figure neutre è preferibile rispetto a rappresentazioni inequivocabilmente maschili, che rischiano di veicolare un concetto di "mascolinità sovraestesa". Le immagini neutre, infatti, evitano di rafforzare visioni stereotipate e permettono una comunicazione più inclusiva, senza privilegiare un genere rispetto all’altro. Quando si rappresenta un gruppo, è essenziale evitare dissimmetrie ingiustificate, soprattutto in relazione alle dimensioni o al posizionamento dei soggetti. In particolare, le donne non dovrebbero mai rimanere in secondo piano o essere collocate dietro rispetto agli uomini. La loro presenza deve essere pari a quella degli uomini, senza che venga minimizzata o relegata a ruoli marginali. Quando le immagini riflettono la società, è importante rappresentare donne e uomini in ruoli e professioni non convenzionali, per evitare di alimentare stereotipi. È altrettanto importante includere donne in posizioni di leadership o ruoli apicali, per evitare che vengano implicitamente trasmessi messaggi di inferiorità gerarchica rispetto agli uomini. I colori sono spesso utilizzati per veicolare associazioni di genere, come il rosa per le donne e il blu per gli uomini, ma queste convenzioni possono rafforzare stereotipi che sarebbe meglio evitare. Per una comunicazione visiva più inclusiva, è consigliabile utilizzare una palette di colori più ampia, come il verde, il giallo o l’arancione, piuttosto che aderire alle tradizionali associazioni di colore. Inoltre, quando si ricorre a simboli per rappresentare i generi, è fondamentale evitare oggetti fortemente stereotipati, come il rossetto o la scarpa con il tacco per il genere femminile, e la cravatta per quello maschile. In questo modo, la comunicazione visiva diventa uno strumento che promuove una visione più autentica e diversificata, sfidando gli stereotipi e promuovendo una maggiore inclusività.
Bibliografia e Sitografia:
Commissione Europea. (2023). Strategia per la parità di genere. Commission.europa.eu. https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/policies/justice-and-fundamental-rights/gender-equality/gender-equality-strategy_it
di Tullio, I., Mattiazzi, M., & Presto, S. (2024). Linee guida per il linguaggio inclusivo rispetto al genere. In https://www.cnr.it/sites/default/files/public/media/servizi/lineeGuida_ldg.pdf. Edizioni CNR.
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